Bozza per un testamento

E va bene, scriviamola pure questa storia.

 

Per dieci mesi ci ho pensato e poi scartavo l’idea. Mi veniva voglia e mi passava la voglia. Come sempre, avrei voluto che fosse un capolavoro della letteratura mondiale, o niente. Quindi: niente.

 

Mi sono ammalata da dieci mesi. Anzi: sono dieci mesi che so di essere malata. Ho un cancro al polmone. Uno fetente, non una stronzata.

 

 

 

 

 

E’ incredibile: faccio lo shopping. All’inizio non riuscivo neanche a comprare in autunno un paio di scarpe invernali perché pensavo fosse uno spreco: di certo non mi sarebbero servite perché un altro inverno non sarebbe venuto. Ora è come se mi dicessi: ma va’! a chi li stai conservando ‘sti soldi, e se vedo una cosa che mi piace (succede di rado, come anche prima) non me ne faccio più u problema. Ma dipenderà anche dai soldi in quantità che mi stanno arrivando.

Si, perché forse il welfare è nel mio caso fin troppo generoso:

 

 

 

 

Se “dopo” si potesse avere nostalgia di qualcosa, io so di che cosa ce l’avrei. Di mia figlia, che mi manca ogni volta che se ne va, e di queste giornate di sole.

Giulia se ne è andata pure cinque minuti fa: a Roma, a una festa. “Ho vent’anni” dice. E ha ragione deve divertirsi alla sua età. Ma una volta mi ha chiesto quando facevo i controlli e mi ha detto “Ho paura”.

 

 

 

 

Poi ci sono quelli che pregano Dio: ho raccolto almeno una quindicina di madonnine, Padri Pii, reliquie, bottigliette d’acqua miracolosa, immaginette varie, medagliette e crocefissi. Io ringrazio perché penso che ognuno cerca di eprimere la propria amicizia e partecipazione, la propria voglia di fare qualcosa a modo suo. E se il modo suo è la religione … Non ci siamo fatti mancare neanche un tentativo di conversione al buddismo e una col lezioncina di oggetti apotropaici più consoni alla tradizione partenopea.

Gigi, poi, portandomi un Padre Pio patinatissimo direttamente da San Giovanni Rotondo, dove va periodicamente a guadagnarsi il pane, vi ha mescolato pure l’ideologia: “Avimmo sbagliato tanti ccose, Marx Lenin, Mao Tse Tung … hai visto mai che avessimo sbagliato pure questa???”

Mia figlia, cinica come al solito, però mi ha sgamato: tutte queste cose stanno nel portafogli, in un cassetto, la Madonnina di Medjugorie a luci multicolori addirittura sul comodino di Procida … ovunque, ma non nella spazzatura! Eh, mamma! Però non li hai buttati via. E’ vero, non li butto. La cosa mi fa venire in mente la scommessa di Pascal: a scuola non l’ho mai capita e forse anche ora la cito a schiovere.

 

 

 

 

Poi ci sono quelli che scompaiono. Conosco quell’angoscia. A me è capitato con la madre di Mariuccia quando ha perso anche un altro figlio. Non avevo più la forza di chiamarla. Così hanno fatto alcuni amici: sono scomparsi. Però sono una minoranza.

 

E ora lasciatemi concentrare: in fondo, si muore una volta sola.

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