“Cara Federica dirò come soffro
perché ci è dato tanto soffrire,
“Cara Federica dirò come soffro
perché ci è dato tanto soffrire,
Marguerite Yourcenar, “Memorie di Adriano”
Tu lo vedi, sorella: io sono stanca,
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d’un cancello angusto
al limitare d’un immenso cortile;
come un vecchio pilastro
che per tutta la vita
sia stato diga all’irruente fuga
d’una folla rinchiusa.
Oh, le parole prigioniere
che battono battono
furiosamente
alla porta dell’anima
e la porta dell’anima
che palmo a palmo
spietatamente
si chiude!
Ed ogni giorno il varco si stringe
ed ogni giorno l’assalto è più duro.
E l’ultimo giorno
– io lo so –
l’ultimo giorno
quando un’unica lama di luce
pioverà dall’estremo spiraglio
dentro la tenebra,
allora sarà l’onda mostruosa,
l’urlo tremendo,
l’urlo mortale delle parole non nate
verso l’ultimo sogno di sole.
E poi,
dietro la porta per sempre chiusa,
sarà la notte intera,
la frescura, il silenzio.
E poi,
con le labbra serrate, con gli occhi aperti
sull’arcano cielo dell’ombra,
sarà
– tu lo sai –
la pace.
Antonia Pozzi
Qui forse potrei vivere
potrei forse anche scrivere
potrei perfino dire
qui è gentile morire …
Qui forse potrei scrivere:
potrei forse anche vivere
“Sto per morire. E’ da molto tempo che giochiamo a nascondino. Ci ho messo un bel po’ per addomesticarla. La morte non è niente. Quel che conta è il velo blu che sale dall’orizzonte e arriva lentamente fino a coprirti i piedi, poi le gambe, poi il petto. Lì si ferma, per lasciarti il tempo di vederlo e dire addio a ciò che ti circonda. Poi con la stessa lentezza e con lo stesso garbo sale a coprire il viso.”
Tahar Ben Jelloun, “Lo specchio delle falene”
Non voglio l’eternità,
ho solo chiesto tempo
Demetrios Capetanakis
…. Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano…..
Eugenio Montale – Ossi di seppia
E’ aperto un concorso per segretario comunale a Scarnafigi. Se vi concorressi? Immagino un paese tagliato fuori dal mondo; un grosso borgo, piatto, terribilmente banale. Vi arriverei in un giorno di pioggia. Vi sposerei una donna insignificante, ad esempio un’economa. Nessuno saprebbe più nulla di me. Mi preparerei una vecchiaia perbene. Accarezzo l’idea. Sarebbe un suicidio tranquillo e decente; più silenzioso dell’annegamento che riempie d’acqua la bocca
Camillo Sbarbaro – Scampoli
Sei scesa dalle stelle tra noi, minuscola Laura, proprio il giorno in cui il mondo stabiliva di non voler più uccidere nemmeno i cattivi.
E allora vivi, piccola Laura!